La valutazione della riserva ovarica è un’indagine fondamentale per la diagnosi dell’infertilità femminile.
Ad esclusione di situazioni di sterilità assoluta, non esistono indicatori universalmente riconosciuti che valutano il grado di fertilità ovulatoria; è invece possibile, con indagini ecografiche e di laboratorio, ottenere informazioni, molto verosimili, sulla riserva ovarica cioè sullo stato di fertilità e sulla previsione dell’eventuale risposta ai trattamenti farmacologici di stimolazione dell’ovulazione.
Per riserva ovarica si intende la capacità dell’ovaio di produrre ovociti, che sono in grado, una volta incontrato lo spermatozoo, di essere fecondati e generare embrioni.
Tale capacità diminuisce progressivamente con l’aumentare dell’età della donna, di conseguenza la possibilità del concepimento va sempre più a scemare, inversamente, aumentano le probabilità di aborto e di malformazioni del feto. Negli uomini gli spermatozoi vengono continuamente rinnovati e, a differenza degli ovociti femminili, non subiscono fasi di invecchiamento. Ma col tempo anche l’uomo va incontro a deficit di fertilità: diminuzione della produzione di testosterone, aumento delle disfunzioni erettili, dei problemi prostatici e/o di eiaculazione
Ogni donna nasce con un proprio patrimonio follicolare (circa a 1-2 milioni di follicoli ovocitari), dal momento del menarca (prima mestruazione), quindi prima ovulazione, tale numero è già sceso intorno a 3-400 mila, a 37 anni si arriva ad avere circa 25 mila follicoli mentre, a 50-51 anni, periodo in cui – mediamente - inizia la menopausa, ne restano circa 1000. In ogni caso, in condizioni di normalità ovulatoria, ogni donna, nel corso dell’età fertile, ha circa 400 ovulazioni, tuttavia, non tutti i follicoli arrivano all’ovulazione poichè si deteriorano prima.
La diminuzione drastica della dotazione di ovociti avviene dopo i 35 anni. E’ in dubbio che l’età rappresenti uno degli elementi che maggiormente incide negativamente, poiché il relativo invecchiamento dell’ovulo è un fattore determinante per la qualità dello stesso, ma non è l’unico.
I FATTORI CHE CONDIZIONANO LA RISERVA OVARICA:
- Peculiarità genetiche: il quantitativo follicolare di partenza è diverso in ogni donna, anche per motivi genetici, che possono condizionare anche la velocità con cui la riserva ovarica si consuma.
- Stile di vita: alcuni atteggiamenti possono influenzare la riserva follicolare e ridurla di entità. E’ ampiamente dimostrato che il fumo, incida negativamente. Medesimo effetto hanno gli stupefacenti e l’abuso di caffeina e alcol (distruzione follicolare).
- Inquinamento: condiziona negativamente sia la riserva ovarica che la produzione di spermatozo
- Patologie: alcune situazioni patologiche possono incidere sulla quantità ovarica disponibile, quali l’endometriosi, le infezioni pelviche, PCOS (sindrome dell’ovaio policistico
- Terapie oncologiche: la chemioterapia e la radioterapia incidono sia sulla la quantità che qualità ovarica
COME SI VALUTA LA RISERVA OVARICA?
Generalmente, lo studio della riserva ovarica avviene durante la visita ginecologica, attraverso la valutazione ecografica ed ormonale, al fine di stimare la capacità delle ovaie di produrre ovuli “di buona qualità”:
Ecografia ginecologica transvaginale: viene effettuata, preferibilmente, all’inizio di ogni ciclo mestruale per contare i follicoli antrali presenti nelle ovaie (follicoli 2-10 mm), ciò consente di poter fare la stima più attendibile della riserva ovarica ed anche delle uova non ancora mature e potenzialmente utili all’ovulazione. Tale valutazione è utile anche in prospettiva di una eventuale fecondazione in vitro: se i follicoli sono pochi, in seguito alla stimolazione ovarica si svilupperanno meno ovociti e quindi meno ovuli da prelevare (pick-up ovocitario).
Analisi ormonale basale: FSH (l’ormone che stimola i follicoli), LH (ormone luteinizzante), ed Estradiolo, che devono essere eseguiti in fase follicolare entro il 3° giorno del ciclo mestruale. È indispensabile anche il dosaggio dell’Ormone Anti Mulleriano (AMH). Gli ormoni più significativi sono due: AMH (alcuni studi confermano una relazione tra i bassi livelli di AMH con la bassa qualità ovocitaria), FSH (più alto è il valore dell’ormone, più la riserva ovarica è bassa).
Nessuno di questi test da solo può definire in modo univoco la fertilità di una donna; vanno interpretati sulla base della storia clinica e dell’età, solo così possono dare un’idea - approssimata - sulla capacità riproduttiva della donna. Inoltre bisogna tener presente anche lo stato di salute delle tube di Faloppio, dell’utero e dell’endometrio, senza sottovalutare anche il fattore maschile.