Lo spettro di patologie correlate all’assunzione di alcool durante la gravidanza viene definito FASD (Foetal Alcohol Spectrum Disorders), mentre la malattia alcolica vera e propria è la FAS (Foetal Alcohol Syndrome) e rappresenta la prima causa conosciuta di ritardo mentale nel neonato e malformazioni alla nascita, disturbi dell’apprendimento e del comportamento.
I disordini feto-alcolici sono prevenibili al 100%, se si evita di consumare alcool sia durante la gravidanza, che nei momenti appena precedenti ad essa quando si desidera avere un figlio e anche se è alto il rischio di gravidanza non pianificata.
Danni dell’alcool durante la gravidanza
L’assunzione di alcool durante la gestazione, soprattutto nelle fasi precoci, aumenta il rischio di aborto spontaneo e parto prematuro. L'alcool attraversa facilmente la placenta, anche a basse concentrazioni, il fegato del feto ha poca o quasi nulla capacità di metabolizzare e smaltire l’etanolo, ed è in grado di compromettere lo sviluppo del sistema nervoso centrale, il danno stesso non è necessariamente dose-correlato e non è noto quale sia il limite di assunzione “sicuro” consigliabile in gravidanza. Non bisogna bere meno o bere poco, ma non bere affatto, l'astinenza è l'unica indicazione da dare e da seguire.
L’uso dell’alcool durante la gravidanza - quindi il consumo anche della minima quantità di bevande alcoliche da parte della futura madre - può provocare al nascituro una serie di anomalie strutturali (anomalie craniofacciali, rallentamento della crescita) e disturbi dello sviluppo neurologico che comportano disabilità comportamentali e neuro-cognitive.
Un progetto per valutare il fenomeno
Per analizzare in Italia la diffusione del reale consumo di alcool nelle donne in gravidanza, il Ministero della Salute ha avvitato un progetto pilota “Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato di FASD e FAD”, iniziato nel 2019 e che si concluderà a fine 2021. Cinque le regioni coinvolte (Lazio, Marche, Sicilia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia), con l’obiettivo di monitorare il consumo di alcool in gravidanza, e relativa esposizione fetale, informare sui rischi dell’assunzione di alcool durante la gestazione e formare operatori sanitari e assistenti sociali sulla prevenzione, la diagnosi e il trattamento della sindrome feto-alcolica.
I dati disponibili
In Italia
Esistono solo studi locali su piccoli campioni di gestanti, i cui risultati sono stati ottenuti mediante questionari o studi retrospettivi che includono un numero limitato di donne intervistate dopo il parto in città selezionate, quindi non rappresentativi della popolazione generale. Inoltre, l'autovalutazione materna - mediante questionari – può risultare poco precisa poichè condizionata dai sensi di colpa, dal timore di perdere la custodia dei figli o dal procedimento giudiziario, o dell'incapacità di ricordare i tempi ed entità del consumo di alcool.
A tutto ciò bisogna aggiungere il numero crescente in Italia di donne in età fertile che provengono da paesi con alti livelli di consumo di alcool (es. Europa dell'Est, Sud America) e il crescente affido/adozione di bambini provenienti da tali paesi, che potrebbero far crescere le stime nazionali, ancora non investigate.
Nel 2006, un primo studio italiano di screening per individuare la prevalenza della sindrome feto-alcolica e, più in generale, dei disordini legati ad esposizione fetale su 543 bambini di scuole primarie in due provincie del Lazio, pubblicato dal gruppo del Professor Ceccanti del Policlinico Umberto I di Roma, è stata rilevata una prevalenza di FAS tra il 3,7 ed il 7,4 per mille nati vivi e una di FASD tra il 20,3 e il 40,5 per mille nati vivi. Uno studio successivo, su 976 bambini, rileva la prevalenza della FAS fino ad un 12 per mille nati vivi e quella della FASD fino a un 63 per mille nati vivi. Si pensa che, tra le donne che bevono alcool etilico in gravidanza, da un 4% a un 40% partorisce bambini con danni di vario grado alcool-correlati.
Nel 2011, il gruppo di ricerca guidato dalla Dott.ssa Pichini ha condotto uno studio basato sull'esame nel meconio di biomarcatori di esposizione all'etanolo (EtG ed esteri etilici di acidi grassi), su 607 bambini nati in sette ospedali di diverse regioni italiane. Tale studio ha evidenziato una prevalenza di esposizione prenatale media all'etanolo del 7,9%. Il raffronto tra neonati esposti e non esposti a Roma ha mostrato una notevole compromissione dei neonati esposti nello sviluppo motorio cognitivo e nelle capacità adattive.
Nel mondo
Secondo il rapporto dell'OMS del 2018, il 65,6% delle donne in età fertile nella regione europea consuma alcool. In media, il 25% delle donne in gravidanza in Europa consuma alcool, con il 2,7% che si dedica al binge drinking. Irlanda, Bielorussia, Danimarca, Regno Unito e Russia hanno i tassi più alti al mondo di consumo di alcol in gravidanza (Lancet Global Health, 2017). Lo studio stima che il 2% della popolazione europea sia affetta da una FASD, con tassi molto elevati tra gli adottati dell'Europa orientale, negli orfanotrofi e negli istituti psichiatrici. E i numeri sono probabilmente destinati a crescere a causa di questi tempi pandemici.
Conoscere l’alcool aiuta a ridurre il rischio, di qualunque natura esso sia.
L'amore per il proprio figlio che nascerà inizia da piccoli gesti quotidiani. Una madre consapevole sa cosa è meglio fare e durante la gravidanza sceglie di non bere.
Fonte:
https://www.iss.it/news/-/asset_publisher/gJ3hFqMQsykM/content/id/5825449