Dottor Marco GRASSI

Medico Chirurgo

specialista in Ostetricia e Ginecologia

Tumore Ovarico: giornata mondiale

2020-05-08 16:00

Marco

Carcinoma, carcinoma ovarico, ovarian carcer,

Tumore Ovarico: giornata mondiale

Il tumore ovarico è la più grave neoplasia ginecologica. A livello mondiale, costituisce l’ottava causa di morte tra la popolazione femminile

Circa 2 milioni di donne sono attese all’VIII edizione della Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico promossa dalla World Ovarian Cancer Coalition insieme a 150 associazioni di 50 Paesi.

 

L’allarme lanciato dalla World Ovarian Cancer Coalition  in occasione della Giornata Mondiale partita nel 2013 per tenere alta l’attenzione  su questa grave neoplasia che colpisce 760 mila donne nel mondo e 51 mila in Italia.

Il tumore ovarico è la più grave neoplasia ginecologica. A livello mondiale, costituisce l’ottava causa di morte tra la popolazione femminile. Ogni anno il tumore ovarico colpisce poco meno di 300mila donne in tutto il mondo, 760mila convivono con la malattia e il tasso di sopravvivenza a 5 anni nei paesi industrializzati va dal 36 al 46%, mentre è ancora più basso nei paesi in via di sviluppo. (dati Globocan 2018).

Ma il dato meno confortante è quello rilasciato dalla World Ovarian Cancer Coalition secondo la quale entro il 2035 le nuove diagnosi aumenteranno del 55% e i decessi del 70%.

In Italia sono 51mila le donne che convivono con questo tumore e anche nel nostro Paese i numeri sono in aumentano: infatti nel 2019, 5300 donne hanno ricevuto una diagnosi di tumore ovarico (erano 5200 nel 2018) e 3260 sono decedute nel 2016 (erano 3186 nel 2015). (cfr.  I numeri del Cancro 2018 /2019)

La campagna si rivolge a  tutte le donne e le invita a informarsi sui maggiori social media che ospitano post, quiz e informazioni utili sulla malattia.

La Giornata Mondiale è un momento per fare il punto sulle nuove terapie rappresentate dagli antiangiogenici ( bevacizumab) e dai PARP- inibitori (olaparib, niraparib, rucaparib).

 

Questi ultimi, inizialmente utilizzato in caso di recidiva sulle pazienti BRCA mutate, ora sempre più frequentemente vengono utilizzati in prima linea ed è di pochi giorni fa l’approvazione della Food and Drug Administration americana del parp inibitore niraparib  come terapia di mantenimento in prima linea anche per le pazienti non mutate,  che sono il 70% del totale, opzione che in Italia è già prevista in uso compassionevole,  in attesa della decisione di EMA a novembre.

Per il futuro, grande speranza viene riposta nelle combinazioni di immunoterapici  con PARP inibitori e/o bevacizumab, oggetto di diversi studi clinici in corso.

 

I progressi della tecnologia stanno evolvendo molto rapidamente” – afferma Nicoletta Colombo, Direttore del Programma di Ginecologia Oncologica dello IEO e Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Acto – “e ci consentono di avere strumenti sempre più sofisticati per studiare e capire i meccanismi patogenetici del tumore.  Speriamo che questo si possa tradurre rapidamente in un vantaggio clinico.”

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