Il tumore della cervice rappresenta una delle neoplasie più frequenti che colpiscono le donne, ma se diagnosticato precocemente e adeguatamente trattato può essere curato. Grazie alla vaccinazione e alle campagne di screening, i casi sono in costante diminuzione, e anche il tasso di mortalità mostra un trend in discesa.
Nel nostro Paese, per l’anno 2020, si stimavano 2365 nuovi casi di tumore alla cervice (1,3% di tutti i tumori incidenti nelle donne) e costituisce la 5° neoplasia più comune tra le donne prima dei 50 anni.
La sopravvivenza dopo 5 anni dall’avvenuta diagnosi è uguale al 68% e, nel 2020, si stima che in Italia le donne che convivono con il tumore della cervice siano più di 51.000.
Grazie alla diffusione del Pap Test, ed ultimamente anche dell’HPV Test, Il tasso di mortalità per questo tumore negli anni è indubbiamente diminuito. L’infezione da Papillomavirus Umano (HPV) è la più diffusa tra le infezioni sessualmente trasmesse, la presenza/insorgenza di fattori immunosoppressivi concomitanti, quali infezione Herpes simplex o HIV virus, assunzione di estroprogestinici e fumo, favoriscono la persistenza dell‘infezione e l’insorgenza del carcinoma.
L’AIRC (International Agency for Research on Cancer), nel 1995 ha incluso l’HPV tra gli agenti cancerogeni per l’essere umano, potendo individuare tumori in più distretti, ma maggiormente quelli della cervice uterina. Si stima che l’infezione da Papillomavirus Umano (HPV) determini quasi il 100% dei tumori della cervice uterina, dell’88% dei tumori anali, del 70% dei tumori vaginali, del 50% dei tumori del pene e del 43% dei tumori vulvari. Benché gran parte delle infezioni da HPV decorra in modo passeggero e asintomatico (60-90% delle infezioni, sia da genotipi oncogeni che non oncogeni, si risolve in modo spontaneo dopo un paio di anni dal contagio), nei casi in cui l’infezione persista può determinare l’insorgenza di lesioni benigne e maligne della cute e delle mucose. Il picco principale si manifesta nelle giovani donne, circa 25 anni, e un secondo picco intorno ai 45 anni (generato da slatentizzazione di infezioni persistenti che di nuova acquisizione).
Lo sviluppo di vaccini in grado di prevenire le infezioni da HPV, e la conseguente evoluzione di lesioni precancerose, ha consentito, per la prima volta in oncologia, di intervenire nei soggetti sani con una vera e propria prevenzione primaria.
Altra fondamentale arma di prevenzione – secondaria - per le lesioni HPV-correlate è determinata dallo screening che si effettua, oggi, mediante, due test quali il test di Papanicolau (Pap-test) e il test-HPV (o HPV-DNA).
L’OMS si è posta l’obiettivo su scala mondiale di eliminare l’HPV e i tumori ad esso correlati, raccomandando un approccio ad ampio spettro, con azioni di prevenzione e controllo delle infezioni, rivolto alla popolazione nella sua interezza.
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